A tu per tu

Conosciamo attraverso questa rubrica i protagonisti della nostra squadra, intervistando Iacopo Moscariello, attaccante mancino classe 2004. Capitano storico delle formazioni giovanili, Iacopo è stata una delle rivelazioni di questa incredibile stagione. Abbiamo analizzato con Iacopo la sua personale stagione sportiva e quella della squadra, soffermandoci sulle sue sensazioni ed aspettative per il futuro.
Ciao Iacopo, iniziamo subito con il parlare delle tue sensazioni dopo questo traguardo della Promozione in Serie B.
Sono molto felice. Felice perché tutti gli sforzi, l’impegno e i sacrifici di questa difficile stagione sono stati ripagati, a dimostrazione del fatto che se ci si mette impegno e forza di volontà si riescono a raggiungere gli obiettivi pianificati. Sono però anche molto carico per la prossima stagione, pronto ad impegnarmi al massimo per imparare da questa nuova esperienza nella serie superiore e di fare bene, che per un attaccante come sono io, equivale a fare molti gol.
Quale è stato il momento più brutto della stagione, dal punto di vista personale e quello della squadra?
Il periodo più brutto per la squadra è stato sicuramente l’inizio del girone di ritorno. Per una serie di circostanze abbiamo perso per un momento lo spirito di squadra che ha rappresentato, a mio parere, il nostro vero punto di forza. Personalmente ero un po’ demoralizzato perché nonostante gli sforzi non riuscivo più a dare il meglio e non riuscendo a dare il meglio di me stesso risultavo insicuro nelle prestazioni.
Di momenti belli, immagino ce ne siano stati tanti, quali sono quelli che ricorderai per sempre?
La cosa che mi rimarrà sempre impressa è l’esultanza di Edoardo al termine della finale, nella quale dopo esserci distrutti le corde vocali gridando ci siamo abbracciati fortissimo, sono stati 2 secondi infiniti

Nella prima giornata di campionato sei rimasto fuori dai 13 convocati, cosa era successo?
Purtroppo il campionato è iniziato in un periodo in cui a causa dei vari impegni scolastici non ero riuscito ad allenarmi con continuità e serietà. Appena appresa la notizia della mancata convocazione sono rimasto deluso ma poi ho capito che dovevo impegnarmi di più per raggiungere il mio obiettivo.

Dopo questa prima giornata sei sempre stato nei 13, cosa è successo? Quale è la tua personale analisi tecnica del tuo campionato?
Durante il campionato oltre ad abituare l’occhio al livello più alto di gioco, imparando nuove cose. Il mio campionato è stato caratterizzato nel cercare di aiutare il più possibile la squadra. Mettendomi al servizio dei compagni, tutto è venuto più semplice. Loro mi hanno appoggiato ed incoraggiato a fare sempre di più, a prendermi delle responsabilità via via crescenti ed io mi sono sempre fatto trovare pronto. Questo è l’aspetto che ha evidenziato il grande spirito di squadra che abbiamo mostrato e che ha permesso di compensare l’un l’altro i nostri difetti. Dal punto di vista individuale ho cercato di lavorare sull’intensità di gioco e sulla velocità della mia nuotata. Nell’intento di aiutare la squadra facendomi trovare più pronto alla velocità di movimento palla dei miei compagni più grandi, ho lavorato molto su quello che è il mio difetto di sempre, ovvero le gambe e quindi la capacità di elevazione sul pelo dell’acqua. Questo fondamentale permette una migliore visione di gioco, ma soprattutto una maggiore incisività nel tiro in porta.

A proposito dei tiri in porta, quanti gol hai fatto in questo tuo primo campionato da protagonista in Serie C?
Ho fatto 7 gol

Bottino niente male!!! Quale è quello che ricordi con maggior soddisfazione?
Il gol che mi ha soddisfatto di più è stato quello contro il Latina Antares su uomo in più nei play-off, perché dopo vari errori durante il campionato e in allenamento sono riuscito a prendere comunque coraggio tirare e segnare interpretando questo gol come una specie di riscatto personale.

Ti abbiamo visto esultare ad ogni tuo gol, ma è certo che nei tuoi tre gol nella finale di Firenze, nella piscina Nannini, uno dei Templi della pallanuoto italiana, hai esultato con una grinta fuori dal comune. Cosa hai provato in quei momenti?
Durante la finale a Firenze ero concentratissimo. Ripetevo tra me e me di dare tutto quello che avevo, a costo di uscire dall’acqua con i crampi o senza fiato. Appena entrato in acqua, il cuore batteva all’impazzata, avevo la pelle d’oca, mentre stavo metabolizzando il fatto di giocare la partite più importante tra quelle fino a qui disputate nella mia carriera da pallanuotista, mi è arrivata palla, che in quel momento mi è sembrata essere pesante come un macigno. Con il pallone in mano ho avuto la freddezza di fare tutto quello che l’allenatore mi ha sempre ripetuto: guardare la porta, la posizione del portiere e quella del mio avversario. Leggermente troppo a sinistra del dovuto il difensore e portiere parzialmente coperto dal suo difensore, ho capito che era il mio momento e che avrei dovuto sfruttare questa situazione e così ho tirato già sicuro di segnare. Con la stessa emozione e grinta ho continuato a giocare la partita riuscendo a fare tripletta.

Sei tra i più giovani in squadra, quale è il tuo rapporto con i compagni, soprattutto con i più grandi?
Ho un rapporto stupendo con i miei compagni. Come ho già detto prima, mi hanno sempre sostenuto e incoraggiato a propormi di più e a fare sempre meglio. Spesso quando si gioca con i più grandi si tende a credere di essere in difetto rispetto a loro e non riuscire a dare l’aiuto che serve, però questo aspetto mi ha stimolato ad impegnarmi sempre di più ed avere maggiori soddisfazioni anche grazie al loro sostegno.

Cosa ti aspetti ora, dalla nuova avventura in Serie B?
Mi aspetto maggiore difficoltà per un più alto livello di gioco ed un approccio più difficile con avversari più forti e più preparati. Nuove esperienze, quindi, da fare, molte cose da imparare e allenamenti molto più impegnativi per fronteggiare queste maggiori difficoltà, ma sono pronto! Quando si comincia?

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